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In Europa la viticoltura è tradizionalmente asciutta e nel pensiero comune l’irrigazione del vigneto è spesso associata ad una bassa qualità del vino e considerata una forzatura per aumentare la produzione, come effettivamente avviene in qualche caso.
L’atteggiamento negativo verso questa tecnica agronomica, o meglio la presunta contraddizione tra irrigazione e qualità, era dovuta, in passato, alla scarsa evoluzione della pratica irrigua che veniva effettuata per scorrimento o sommersione con l’utilizzo di grandi volumi d’acqua e finalizzata ad un sostanziale aumento quantitativo del raccolto.

Queste tecniche sono state sostituite da impianti di irrigazione a goccia, anche in subirrigazione, e a spruzzo.
Per ottenere un vino di qualità, l’acqua va somministrata con molta cautela e moderazione e solo quando serve.
Non bisogna eliminare del tutto lo stress idrico estivo della vite ma limitarlo ad un livello ottimale perché sono ben noti gli effetti negativi dovuti a un’eccessiva disponibilità d’acqua per il vigneto ma sono altrettanto noti gli effetti negativi dovuti a uno stress idrico eccessivo (es. annata 2003); non solo sulla produzione ma anche sulla maturazione e quindi sulla qualità dell’uva.

I migliori vitigni europei si trovano in territori in cui, oltre ad altre caratteristiche pedoclimatiche, si verifica naturalmente un deficit idrico moderato dalla chiusura del grappolo in poi, grazie a un buon drenaggio del suolo e a una modesta piovosità estiva, o di una combinazione tra i due fattori.

Info (fonte agricoltura24.com).

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